La blockchain è uno strumento che porta vantaggi a tutti gli attori della filiera: permette l'individuazione immediata dei tentativi di modifica di un prodotto, facilita i ritiri/richiami, porta trasparenza al consumatore e permette un rapporto diretto produttore/consumatore.
Attualmente, la grande distribuzione ha preso il controllo di questa tecnologia. Le cooperative e i produttori hanno l’esigenza di comprendere quali impatti questa tecnologia potrebbe avere sui processi futuri.
Abbiamo intervistato Matthieu HUG, esperto della blockchain e co-fondatore di Tilkal, un'infrastruttura software che permette ai settori alimentare e industriale di organizzare la tracciabilità from Farm to Fork dei prodotti alimentari, analizzare la loro catena di fornitura in tempo reale e fornire trasparenza.
Matthieu è anche membro del consiglio di amministrazione di diverse startup digitali e direttore dell'ALCCI (associazione per la lotta al commercio illegale). Spiega il contesto e le sfide della blockchain.
Da un punto di vista tecnologico, blockchain è un database associato a un protocollo, che permette la creazione di una rete per la condivisione di informazioni affidabili, immutabile e verificabile tra diversi attori. Questa proprietà di rendere i dati " immutabile" deriva da due cose: la particolare struttura del database (organizzazione in "blocchi") e la natura distribuita di questo database. "Decentralizzata" significa che ci sono diverse copie del database, sincronizzate dal protocollo blockchain.
Un punto chiave è che tutta la sicurezza dipende da come viene distribuita la catena di blocchi. Se un attore di in una catena di valore o un attore tecnologico controlla tutte le copie di una Blockchain, allora l'inalterabilità non è più garantita: non dobbiamo mai fermarci alla parola chiave " Blockchain ", e scavare più a fondo nei metodi di implementazione.
La Blockchain fornisce una condivisione sicura delle informazioni tra i diversi attori, anche quelli che non si conoscono. In questo modo si crea una sorta di pista di controllo condivisa dei dati scambiati. In un contesto di tracciabilità dei prodotti, questo è ovviamente importante: da un lato la tracciabilità diventa accessibile in tempo reale, dall'altro è verificabile e le informazioni sono inconfutabili. Si tratta quindi di una vera sicurezza collettiva e reciproca. Naturalmente, questo non significa che le informazioni condivise siano "vere": per questo, sarà necessario analizzarle.
La riservatezza è essenziale in un contesto B2B come quello della tracciabilità dei prodotti. Dipende da ciò che è scritto nel database blockchain e dalla crittografia. In pratica per un uso di tracciabilità del prodotto è generalmente sufficiente registrare nella blockchain un’impronta dei dati e non i dati stessi: in questo caso la riservatezza all'interno di blockchain è totale in quanto l’impronta stessa non è reversibile.
Ci troviamo di fronte a una crisi di fiducia dei consumatori, il 75% dei quali non ha più fiducia nei prodotti che consuma, e più del 60% ha difficoltà ad aggirare la proliferazione di etichette diverse e varie. I consumatori vogliono conoscere i prodotti che consumano, vogliono che queste informazioni siano semplice, affidabile e trasparente: in sostanza, le citazioni "origine UE e non UE" non sono più solo assurde, stanno diventando un problema di credibilità.
Questa richiesta di trasparenza si scontra però con il fatto che i marchi e i produttori in genere non dispongono delle informazioni richieste, a causa della crescente frammentazione della loro filiera: esiste infatti un legame diretto tra la perdita di fiducia, la mancanza di trasparenza e l'assenza di una precisa tracciabilità del ciclo di vita del prodotto. È questa tracciabilità in tempo reale che la tecnologia blockchain permette di mettere in atto, almeno nell'implementazione che ne stiamo facendo all'interno della piattaforma Tilkal.
In questo senso, la tecnologia blockchain aumenta la fiducia del consumatore: la tecnologia è nascosta, non è la tecnologia che rassicura o porta fiducia, è il suo (buon) utilizzo che permette di risolvere i malfunzionamenti che causano la perdita di fiducia.
Chiaramente, il problema non è la tecnologia in sé: il problema è che la prossima volta che ci sarà un richiamo di latte per l’infanzia in Francia, ci vorranno molto meno di 4 mesi per tutti gli attori coinvolti per ritirare tutti i prodotti dagli scaffali. Si tratta di una questione concreta, operativa, che permetterà una forte differenziazione dei marchi che la adottano tali tecnologie.
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